COME SVILUPPARE IL PENSARE INTUITIVO IN PEDAGOGIA?
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Nell’ultimo numero di questa rivista, nell’articolo intitolato “Educare alla libertà, ma quale?” abbiamo brevemente indicato come il pensiero pedagogico di Rudolf Steiner abbia il suo fondamento nel pensare intuitivo da lui descritto ne “La filosofia della libertà”. Vogliamo ora considerare come sia possibile sviluppare tale pensare, così da imparare a poco a poco a porsi in una relazione vivente con il bambino e a fondare la propria proposta pedagogica sulla capacità di cogliere i motivi del suo agire e i suoi bisogni evolutivi, anziché fondarsi su programmi o su piani di studio. A questo proposito ricordiamo le parole di Steiner citate nell’ultimo articolo:
“Non importa tanto che entro le strutture attuali si creino scuole che siano dei surrogati dell’attuale sistema d’insegnamento, credendo così di seguire le indicazioni che ho dato, ma importa che si applichi il principio della libertà nella vita spirituale. (…) Non risvegliate nelle persone false rappresentazioni, facendo credere loro che si possa rimanere tranquillamente nei vecchi sistemi e fondare comunque scuole Waldorf. Risvegliate piuttosto la rappresentazione che a Stoccarda, nella scuola Waldorf, vive effettivamente la libera vita dello spirito. Poiché qui non c’è alcun programma né alcun piano di studi, ma solo il maestro con le sue reali capacità, non con la prescrizione di quello di cui egli debba essere capace: là cioè c’è un vero e reale insegnante.” (Rudolf Steiner, Come si opera per la triarticolazione dell’organismo sociale, 6a conferenza)
Un vero e reale insegnante, secondo questo modo di vedere, non segue alcuna autorità esterna, né un qualunque programma, ma è capace di leggere nel bambino ciò di cui ha bisogno e di rispondere adeguatamente grazie alle sue reali capacità. Ma come sviluppare quello sguardo e quelle capacità che possono consentire a un insegnante di decidere in piena autonomia cosa fare, prescindendo da qualsiasi indicazione programmatica senza cadere nell’arbitrio?
Il compito dell’insegnante può essere inteso in due modi diametralmente opposti. Si può avere come obiettivo l’adeguamento ad un sistema dato, così che l’individuo si ponga al servizio del sistema stesso, oppure si può perseguire lo sviluppo dell’autonomia e delle caratteristiche individuali, in modo che ognuno possa dare il suo contributo originale alla vita della comunità. La pedagogia intuitiva si occupa della seconda prospettiva. Nel fare questo persegue la stessa idea di molti pensatori e pedagogisti del Novecento (don Lorenzo Milani, Alexander Neill, Ivan Illich, Leone Tolstoj e altri ancora), pur distinguendosi da essi per la concezione dell’essere umano che propone e per le forme di conoscenza che vuole sviluppare. I fondamenti della pedagogia intuitiva infatti sono la gnoseologia e l’antropologia scientifico-spirituale proposte da Rudolf Steiner. Esse costituiscono un aspetto importante nel panorama delle proposte pedagogiche del Novecento e possono diventare la base di una pedagogia intuitiva nella misura in cui il loro studio viene portato avanti in modo meditativo. Lo studio a cui siamo stati abituati a scuola e all’università è volto alla semplice comprensione intellettuale del testo. Chi studia in questo modo è portato a domandarsi come può applicare quanto ha compreso al proprio campo di attività. Uno studio meditativo dei contenuti della scienza dello spirito non fa sorgere una simile domanda, ma crea in chi legge forze e capacità che vengono utilizzate spontaneamente e in modo naturale quando se ne presenta la necessità, così come avviene per qualsiasi altra capacità. Chi ad esempio ha imparato ad andare in bicicletta, quando ci sale non si domanda come può mettere in pratica quello che ha imparato, ma semplicemente comincia a pedalare. Così grazie allo studio meditativo dell’antropologia scientifico-spirituale possono nascere le intuizioni su come agire con questo o quel bambino, senza che ci si debba chiedere come ci si deve comportare. Steiner dice al proposito:
Una pedagogia e una didattica che fissino le loro regole in leggi astratte, per l’educatore e l’insegnante pratico, sono davvero qualcosa che a poco a poco lo porta in una situazione di vita paragonabile a chi volesse camminare pestandosi i piedi; toglie ogni naturalezza. Quando si deve sempre pensare: “Come devo educare in realtà? Quali regole prescrivono la pedagogia e la didattica?” si perde appunto la naturalezza, si perde la giustificazione dei propri istinti. Non si comportano così una pedagogia e una didattica fondate su base antroposofica: esse entrano più intimamente in tutta la vita umana, così che non vengono repressi gli elementari istinti educativi, ma piuttosto stimolati, vivificati, riscaldati e rafforzati. Non si perde la naturalezza, ma la si approfondisce, la si vivifica. A questo tendono la pedagogia e la didattica antroposofiche per l’insegnante, per l’educatore. (Rudolf Steiner, Il sano sviluppo dell’essere umano, vol.1, 5a conferenza, pag. 86, Dornach 27.10.1921 – Editrice Antroposofica Milano)
In un altro ciclo di conferenze per gli insegnanti della prima scuola Waldorf Steiner espresse chiaramente la necessità di meditare sempre di nuovo l’antropologia scientifico-spirituale per poter avere intuizioni pedagogiche:
“Se continuate a pensare queste cose meditandole, fate in modo che esse continuino a lavorare in voi. – Vedete, se ad esempio mangiate un panino imburrato, avete anzitutto a che fare con un processo cosciente; quello che avviene in seguito però, quando il panino imburrato attraversa tutto il complicato processo digestivo, è qualcosa su cui voi non potete intervenire. Questo processo avviene da sé e tutta la vostra vita è in generale strettamente legata ad esso. Quando studiate l’antropologia come abbiamo fatto qui, all’inizio ne avete coscienza. Se poi ci meditate su, si svolge in voi un processo di digestione animico-spirituale che fa di voi degli educatori e degli insegnanti. Come i processi del ricambio fanno di voi degli esseri umani viventi, così questa digestione meditativa di una vera antropologia fa di voi degli educatori. (…) E se noi risvegliamo sempre di nuovo in noi stessi considerazioni simili a quelle fatte oggi, se le richiamiamo alla memoria anche solo cinque minuti al giorno, esse mettono in movimento tutta la vita interiore dell’anima. Diventiamo allora persone ricche di sentimenti e di pensieri fecondi e tutto scaturisce semplicemente da noi stessi. Meditate la sera sull’antropologia e la mattina sentirete nascere in voi: “Ma certo! Con Mario Rossi tu devi ora fare questo o quello” – oppure: “A quella bimba manca questo e quest’altro” e così via. In breve, voi saprete quello che dovete fare nei singoli casi.
Nella vita umana quello che conta è di elaborare in questo modo l’elemento interiore con quello esteriore. Per farlo non c’è affatto bisogno di tanto tempo. Se avete sviluppato in voi la forza necessaria, potete elaborare interiormente in tre secondi quello che spesso nell’educazione, dovendolo esporre nel linguaggio, può impegnarvi per una giornata intera. Qui il tempo cessa di avere significato, quando si tratta di trasporre nella vita ciò che è soprasensibile.” (Rudolf Steiner, Educazione e insegnamento fondati sulla conoscenza dell’uomo, terza conferenza, Stoccarda 21.09.1920 – passo tradotto da Fabio Alessandri)
A questo studio meditativo dell’antropologia deve aggiungersi poi uno studio delle materie d’insegnamento capace di risvegliare nel bambino il sentimento del legame tra l’essere umano e il mondo. Tale studio deve essere portato avanti in piena autonomia, sviluppando la capacità di considerare le materie d’insegnamento con uno sguardo molto diverso da quello a cui ci ha abituato la nostra cultura scientifica.[1] Solo allora l’insegnante potrà concretamente svincolarsi da ogni prescrizione esterna e sperimentare sempre più consapevolmente la pedagogia intuitiva che scaturisce dalla scienza dello spirito antroposofica.
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[1] Ci occuperemo nel prossimo numero di questa rivista di un simile sguardo.