da L’iniziazione di Rudolf Steiner
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Revisione di Fabio Alessandri (disponibile come stampa in proprio su richiesta)
COME SI CONSEGUONO CONOSCENZE DEI MONDI SUPERIORI?
Condizioni
In o g n i uomo riposano facoltà per mezzo delle quali egli può acquistarsi conoscenze sui mondi superiori. Il mistico, lo gnostico, il teosofo parlarono sempre di un mondo delle anime e di un mondo degli spiriti, che sono per loro presenti quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e toccare con le mani fisiche. Chi li ascolta può in ogni momento dirsi: posso anch’io sperimentare ciò di cui parlano, se sviluppo in me certe forze che oggi ancora riposano in me. Può trattarsi solo di sapere come si deve cominciare per sviluppare in sé tali facoltà. A questo scopo possono dare indicazioni solo quelli che hanno già in sé tali forze. Da quando esiste il genere umano è esistita sempre anche una disciplina per mezzo della quale chi possedeva le facoltà superiori dava indicazioni a chi cercava quelle stesse facoltà. Questa disciplina si chiama d i s c i p l i n a o c c u l t a; e l’insegnamento che vi si riceve si chiama insegnamento occulto o della scienza occulta. Una simile denominazione fa sorgere naturalmente fraintendimento. Chi la sente può facilmente essere indotto a credere che coloro che sono attivi in tale disciplina vogliano rappresentare una classe di uomini particolarmente privilegiata, che nasconde arbitrariamente il suo sapere ai propri simili. Oppure si pensa anche che dietro a quel sapere forse non si nasconda niente di importante poiché, se si trattasse di un vero sapere – così si è tentati di credere – non occorrerebbe farne alcun mistero: si potrebbe comunicarlo apertamente e renderne accessibili i vantaggi a tutti gli uomini.
Coloro che sono iniziati nella natura del sapere occulto non si meravigliano affatto che i non iniziati pensino così. In che cosa consista il segreto dell’iniziazione può comprenderlo solo chi ha sperimentato in sé questa iniziazione nei misteri superiori dell’esistenza fino a un determinato grado. Si può ora chiedere: in tali circostanze come può il non iniziato avere in generale un interesse umano qualsiasi per il cosiddetto sapere occulto? Come e perché dovrebbe cercare qualcosa della cui natura non può farsi alcuna rappresentazione? Ma già una simile domanda poggia sopra una rappresentazione del tutto sbagliata dell’entità del sapere occulto. In verità riguardo al sapere occulto la questione non è diversa da quanto riguarda ogni altro sapere o capacità dell’uomo. Questo sapere occulto è un mistero per l’uomo medio solo nel senso in cui lo scrivere è un mistero per chi non l’ha imparato. E come può imparare a scrivere chiunque scelga le vie giuste allo scopo, così può diventare un discepolo, magari addirittura un maestro dell’occul-tismo chiunque ne cerchi le vie corrispondenti. Solo riguardo a un aspetto le condizioni qui sono ancora diverse da quelle del sapere e della capacità esteriore. A causa della povertà, o delle condizioni culturali in cui è nato, a qualcuno può mancare la possibilità di appropriarsi dell’arte dello scrivere; per l’acquisto di sapere e capacità nei mondi superiori non c’è alcun ostacolo per chi le ricerchi seriamente.
Molti credono che si debba andare qua e là in cerca dei maestri del sapere superiore per avere chiarimenti da loro. Ma ci sono due cose giuste. Anzitutto chi aspira seriamente al sapere superiore non rifuggirà nessuna fatica, nessun ostacolo per cercare un iniziato che lo possa introdurre nei misteri superiori del mondo. Ma d’altra parte ognuno può anche essere sicuro che in qualunque caso l’iniziazione lo raggiungerà, se c’è seria e degna aspirazione alla conoscenza. C’è infatti una legge naturale per tutti gli iniziati che li spinge a non negare ad alcun uomo in ricerca il sapere che gli è dovuto. Ma c’è un’altra legge altrettanto naturale che prescrive che a nessuno possa venir comunicato qualcosa del sapere occulto, se non ne è chiamato. E un iniziato è tanto più perfetto, quanto più severamente osserva queste due leggi. Il vincolo spirituale che lega tutti gli iniziati non è esteriore, ma le due leggi citate formano solidi anelli, per mezzo dei quali vengono tenute insieme le parti che costituiscono quel vincolo. Tu puoi vivere in intima amicizia con un iniziato: ma rimani separato dal suo essere finché tu stesso non sei diventato un iniziato. Puoi godere pienamente del cuore, dell’affetto di un iniziato, ma egli ti affiderà il suo segreto solo quando sarai maturo per esso. Lo puoi adulare, lo puoi torturare; niente può determinarlo a svelarti qualcosa di cui egli sa che non è lecito che ti sia confidato, perché al gradino della tua evoluzione non sei ancora in grado di accogliere in modo giusto quel mistero nella tua anima.
Le vie che rendono l’uomo maturo per accogliere un segreto sono ben determinate. La loro direzione è tracciata con lettere indelebili, eterne nei mondi dello spirito nei quali gli iniziati custodiscono i misteri superiori. In tempi antichi, anteriori alla nostra «storia», i templi dello spirito erano visibili anche esteriormente; oggi che la nostra vita è diventata così priva di spirito, essi non sono presenti nel mondo visibile all’occhio esteriore. Ma spiritualmente sono presenti dappertutto; e chiunque cerca può trovarli.
Solo nella sua propria anima l’uomo può trovare i mezzi che gli schiudono la parola degli iniziati. Egli deve sviluppare in sé certe capacità fino a un determinato grado elevato, e allora potranno essergli comunicati i tesori più elevati dello spirito.
Un determinato atteggiamento fondamentale dell’anima deve costituire l’inizio. Il ricercatore dell’occulto [Geheimforscher] chiama questo atteggiamento fondamentale il sentiero della venerazione, della devozione di fronte alla verità e alla conoscenza. Solo chi ha questo atteggiamento fondamentale può diventare discepolo dell’occultismo. Chi ha esperienze in questo campo sa quali predisposizioni si possono osservare fin dall’infanzia in chi diventa più tardi discepolo dell’occultismo. Ci sono bambini che alzano lo sguardo con sacro timore verso determinate persone che essi venerano. Di fronte ad esse hanno un profondo rispetto che vieta loro nel più profondo del cuore di far sorgere qualsiasi pensiero di critica, di opposizione. Tali bambini diventano ragazzi e ragazze ai quali fa bene poter alzare lo sguardo verso qualcosa degno di venerazione. Dalle file di questi bambini [Menschen-kind] provengono molti discepoli dell’occultismo. Se una volta ti sei trovato davanti alla porta di un uomo venerato e hai provato per questa tua prima visita un sacro timore nel girare la maniglia per entrare nella camera che per te è un «santuario», allora si è manifestato in te un sentimento che può essere il germe della tua futura appartenenza al discepolato occulto. Per ogni uomo in via di sviluppo è una fortuna portare in sé tali sentimenti come disposizioni. Non si deve però credere che queste disposizioni costituiscano il germe di sottomissione e di schiavitù. Quella che era venerazione infantile di fronte agli uomini diventa più tardi venerazione di fronte alla verità e alla conoscenza. L’esperienza insegna che sanno tenere meglio la fronte alta gli uomini che hanno imparato a venerare là dove la venerazione è al suo posto; ed è al suo posto ovunque sorga dalle profondità del cuore.
Se non sviluppiamo in noi il profondo sentimento che ci sia qualcosa di superiore a noi, non troveremo in noi neppure la forza di svilupparci fino a qualcosa di più elevato. L’iniziato si è conquistato la forza di sollevare la testa fino alle vette della conoscenza solo in quanto ha condotto il suo cuore nelle profondità della venerazione, della devozione. L’elevatezza dello spirito può essere raggiunta solo se si passa attraverso la porta dell’umiltà. Puoi raggiungere un giusto sapere solo se hai imparato a rispettare questo sapere. L’uomo ha di certo il diritto di rivolgere il suo occhio alla luce; ma si deve conquistare questo diritto. Nella vita spirituale ci sono leggi come in quella materiale. Strofina una bacchetta di vetro con una stoffa adatta ed essa diventa elettrica, cioè acquista la forza di attrarre piccoli corpi. Ciò corrisponde a una legge di natura. Se si è studiata un po’ di fisica lo si sa. Allo stesso modo, se si conoscono i rudimenti della scienza occulta, si sa che ogni sentimento di vera devozione sviluppato nell’anima sviluppa una forza che prima o poi può condurre oltre nella conoscenza.
Chi ha nelle sue disposizioni i sentimenti di devozione, o chi ha la fortuna di acquistarli per mezzo di un’educazione corrispondente, porta con sé già molto per quando più tardi cercherà nella vita l’accesso alle conoscenze superiori. Chi non porta con sé una tale preparazione si trova di fronte a difficoltà fin dal primo gradino del sentiero della conoscenza, se non si accinge energicamente, per mezzo dell’autoeducazione, a creare in sé lo stato d’animo devozionale. Ai nostri tempi è di speciale importanza che su questo punto si rivolga la massima attenzione. La nostra civiltà è incline più alla critica, a giudicare, a sentenziare, e meno alla devozione, alla venerazione piena di abnegazione. I nostri figli criticano già molto di più di quanto non venerino con abnegazione. Ma ogni critica, ogni giudizio di valore allontana le forze dell’anima per la conoscenza superiore, quanto invece le sviluppa il profondo rispetto pieno di abnegazione. Con ciò non deve essere detto niente contro la nostra civiltà. Non si tratta qui affatto di criticare questa nostra civiltà. Proprio alla critica, al giudizio umano autocosciente, al concetto di «vagliare tutto e conservare il meglio» siamo debitori della grandezza della nostra cultura. Mai l’uomo avrebbe raggiunto la scienza, l’industria, il commercio, l’ordi-namento giuridico della nostra epoca se non avesse esercitato ovunque la critica e non avesse applicato ovunque la norma del suo giudizio. Ma ciò che in questo modo abbiamo acquistato di cultura esteriore abbiamo dovuto pagarlo con una corrispondente perdita di conoscenza superiore, di vita spirituale. Deve essere sottolineato che riguardo al sapere superiore non si tratta della venerazione di fronte a uomini, ma di fronte a verità e conoscenza.
Indubbiamente ognuno deve chiarirsi una cosa, che chi è completamente immerso nella civiltà tutta esteriore del nostro tempo trova molto difficile progredire nella conoscenza dei mondi superiori. Può farlo solo se lavora energicamente su di sé. Ai tempi in cui le condizioni della vita materiale erano semplici era anche più facile raggiungere un progresso spirituale. Ciò che era degno di venerazione, ciò che era da considerarsi sacro si distingueva maggiormente dalle condizioni del restante mondo. In epoca di critica gli ideali vengono abbassati. Altri sentimenti compaiono al posto della venerazione, del rispetto, della devozione e dell’ammirazione. La nostra epoca respinge sempre più questi sentimenti, così che essi vengono portati incontro all’uomo attraverso la vita quotidiana solo in misura minima. Chi cerca la conoscenza superiore deve crearli in sé. Deve infonderli da sé nella sua anima. Non si può far questo con lo studio, si può farlo solo con la vita. Chi vuole diventare discepolo dell’occultismo deve perciò educarsi energicamente allo stato d’animo devozionale. Egli deve cercare ovunque nell’ambiente che lo circonda, nelle sue esperienze, ciò che può imporgli ammirazione e rispetto. Se incontro un uomo e biasimo le sue debolezze, mi tolgo forza per la conoscenza superiore; se cerco di approfondirmi amorevolmente nelle sue qualità accumulo tale forza. Il discepolo dell’occultismo deve sempre ricordarsi di seguire questa indicazione. Occultisti esperti sanno di quanta forza siano debitori alla circostanza che, di fronte a tutte le cose, essi guardano sempre di nuovo al lato buono e si astengono dal giudicare. Questa non deve però rimanere una regola di vita esteriore. Deve impossessarsi dell’interiorità più profonda della nostra anima. L’uomo ha nelle sue mani la facoltà di perfezionare se stesso, di trasformarsi col tempo completamente. Ma questa trasformazione deve compiersi nella sua interiorità più profonda, nella sua vita di pensiero. Non basta che io mostri rispetto esteriormente verso un essere col mio comportamento. Devo avere questo rispetto nei miei pensieri. Con ciò il discepolo dell’occultismo deve cominciare ad accogliere la devozione nella sua vita di pensiero. Deve fare attenzione ai pensieri di irriverenza e di critica negativa nella sua coscienza. E deve cercare apertamente di coltivare in sé pensieri di devozione.
Ogni momento in cui ci si mette a sedere per scoprire nella propria coscienza ciò che si nasconde di giudizi negativi, valutativi, critici sul mondo e sulla vita: – ogni momento simile ci porta più vicino alla conoscenza superiore. E ci eleviamo rapidamente se in tali momenti riempiamo la nostra coscienza solo con pensieri che ci riempiono di ammirazione, rispetto, venerazione di fronte al mondo e alla vita. Chi ha esperienza di queste cose sa che in ognuno di questi momenti vengono risvegliate nell’uomo forze che altrimenti rimangono latenti. In questo modo vengono aperti all’uomo gli occhi spirituali. Egli comincia così a vedere attorno a sé cose che prima non poteva vedere. Comincia a comprendere che prima egli vedeva solo una parte del mondo circostante. Ogni uomo che gli viene incontro gli mostra ora una figura del tutto diversa da quella di prima. Naturalmente, per mezzo di questa sola regola di vita, egli non sarà ancora in grado di vedere ciò che, per esempio, viene descritto come aura umana, perché per giungere a tanto è necessario seguire una disciplina ancora più elevata. Ma egli può appunto salire a questa disciplina più elevata se ha prima esercitato una disciplina energica nella devozione[1].
L’ingresso nel cammino di conoscenza da parte del discepolo dell’occultismo si compie senza rumore e in modo inosservato dal mondo esteriore. Non occorre che qualcuno si accorga di un cambiamento in lui. Egli continua a compiere i propri doveri come prima; provvede ai suoi affari come in passato. La trasformazione si svolge solo nella parte interiore dell’anima che è sottratta allo sguardo esteriore. Per prima cosa l’intera vita affettiva dell’uomo viene irradiata dalla disposizione fondamentale alla devozione di fronte a tutto ciò che è degno di rispetto. In questo unico sentimento fondamentale tutta la vita della sua anima trova il proprio centro. Come il sole vivifica coi suoi raggi tutto ciò che vive, così nel discepolo dell’occul-tismo la venerazione vivifica tutti i sentimenti dell’anima.
All’inizio non sarà facile per l’uomo credere che sentimenti come il rispetto, la stima e così via abbiano qualcosa a che fare con la conoscenza. Ciò dipende dal fatto che si tende a considerare la conoscenza come una facoltà a sé, che non sta in alcuna relazione con ciò che altrimenti si svolge nell’anima. Ma così facendo non si riflette che è l’anima che conosce. E per l’anima i sentimenti sono ciò che per il corpo sono le sostanze che ne formano il nutrimento. Se al corpo si danno pietre invece di pane la sua attività cessa. Qualcosa di simile avviene per l’anima. Per essa la venerazione, il rispetto, la devozione sono sostanze nutrienti che la rendono sana, forte; forte anzitutto per l’attività della conoscenza. L’irriverenza, l’antipatia, l’insufficiente valutazione di ciò che è degno di riconoscimento determinano la paralisi e la morte dell’attività conoscitiva. – Per l’occultista questo fatto è visibile nel-l’aura. Un’anima che fa propri sentimenti di venerazione, di devozione determina una trasformazione della sua aura. Talune sfumature cromatiche spirituali che possono indicarsi come rosso-giallastre, rosso-brune spariscono e vengono sostituite da sfumature di colore rosso-azzurro. Ma così si dischiude la capacità conoscitiva; essa viene a conoscenza di fatti nell’am-biente circostante di cui prima non aveva sentore. La venerazione risveglia una forza simpatica nell’anima, e per mezzo di questa vengono da noi attratte delle proprietà degli esseri che ci circondano, che altrimenti rimarrebbero nascoste.
Quello che si può raggiungere per mezzo della devozione diventa ancora più efficace se si aggiunge un altro genere di sentimento. Esso consiste nell’imparare ad abbandonarsi sempre meno alle impressioni del mondo esteriore e a sviluppare invece un’attiva vita interiore. Un uomo che corre da un’im-pressione del mondo esteriore all’altra, sempre in cerca di «distrazione», non trova la via alla scienza occulta. Il discepolo dell’occultismo non deve rendersi insensibile al mondo esteriore; ma la sua ricca vita interiore deve dargli la direzione in cui egli si dedica alle impressioni di esso. Quando un uomo ricco di sentimenti e di animo profondo attraversa un bel paesaggio alpestre sperimenta qualcosa di diverso da quello che sperimenta un uomo povero di sentimento. Solo ciò che sperimentiamo interiormente ci dà la chiave per le bellezze del mondo esteriore. Uno viaggia per mare e poche esperienze interiori attraversano la sua anima; un altro invece sente sul mare l’eterno linguaggio dello spirito cosmico; a lui si svelano segreti misteri della creazione. Si deve aver imparato a trattare con i propri sentimenti e le proprie rappresentazioni, se si vuole sviluppare un rapporto significativo con il mondo esteriore. In ogni suo fenomeno il mondo esteriore è pieno di splendore divino; ma si deve avere prima sperimentato il divino nella propria anima, se lo si vuole trovare nell’ambiente che ci circonda. – Al discepolo dell’occultismo si insegna a crearsi nella vita dei momenti nei quali, solo e tranquillo, egli si concentra in se stesso. In tali momenti egli non deve però dedicarsi alle vicende del suo proprio io. Ciò provocherebbe il contrario di quanto ci si propone. In tali momenti egli deve piuttosto lasciar risuonare in tutta calma ciò che ha sperimentato, ciò che il mondo esteriore gli ha detto. Ogni fiore, ogni animale, ogni azione gli svelerà, in tali momenti di calma, segreti insospettati. E per mezzo di ciò sarà preparato a vedere nuove impressioni del mondo esteriore con tutt’altri occhi da prima. Chi vuole solo godere impressione dopo impressione ottunde la propria capacità conoscitiva. Chi, dopo il godimento, lascia che il godimento gli riveli qualcosa, coltiva ed educa la propria capacità conoscitiva. Egli deve però abituarsi a non lasciare solo risuonare in sé il godimento, ma, rinunciando ad un ulteriore godimento, ad elaborare il goduto per mezzo dell’attività interiore. Qui c’è un ostacolo molto grande, che comporta un pericolo. Invece di lavorare in se stessi, si può facilmente cadere nel contrario e volere solo in un secondo tempo assaporare ancora pienamente il godimento. Non si sottovaluti il fatto che al discepolo dell’occultismo si schiudono qui sorgenti incalcolabili di errore. Egli deve passare attraverso una schiera di tentatori della sua anima, che vogliono tutti indurire il suo «io», chiuderlo in se stesso. Egli invece deve aprirlo per il mondo. Egli deve cercare il godimento, perché solo per mezzo di esso il mondo esteriore gli si avvicina. Se si rende insensibile al godimento diventa come una pianta che non può più attirare a sé dall’ambiente circostante alcuna sostanza nutritiva. Se però si arresta al godimento si chiude in se stesso. Significherà qualcosa solo per sé, per il mondo non significherà nulla. Per quanto egli allora possa vivere con forza in sé, per quanto possa coltivare energicamente il proprio «io», il mondo lo espelle. Per esso egli è morto. Il discepolo dell’occultismo considera il godimento solo come un mezzo per nobilitarsi per il mondo. Il godimento è per lui un messaggero che gli dà informazioni sul mondo; ma egli, secondo l’insegnamento, procede attraverso il godimento fino al lavoro. Egli non impara per accumulare tesori di sapienza, ma per mettere ciò che ha imparato al servizio del mondo.
In ogni scienza occulta c’è una massima fondamentale che non è permesso trasgredire, se deve essere raggiunto un qualche scopo. Ogni disciplina occulta deve inculcarla nel discepolo. La massima dice: Ogni conoscenza che tu cerchi solo per arricchire il tuo sapere, solo per accumulare in te tesori, ti fa deviare dalla tua strada; ogni conoscenza invece che tu cerchi per diventare più maturo sulla via della nobilitazione dell’uomo e dell’evoluzione del mondo ti porta avanti di un passo. Questa legge esige inflessibilmente la sua osservanza. E non si può essere discepoli dell’occultismo prima di aver fatto di questa legge una norma per la propria vita. Si può riassumere questa verità della disciplina occulta nella breve frase: ogni idea che non diventa per te un ideale uccide nella tua anima una forza; ogni idea invece che diventa un ideale crea in te forze vitali.
[1] Nell’ultimo capitolo del mio libro Teosofia si trova descritto il «sentiero della conoscenza». Qui verranno dati singoli punti di vista pratici.