EDUCARE ALLA LIBERTÀ, MA QUALE?La pedagogia intuitiva di Rudolf Steiner
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«L’Uomo è libero in quanto in ogni istante della sua vita sia in grado di seguire se stesso.» (Rudolf Steiner, La filosofia della libertà)
“Educare alla libertà” è un motto oggi utilizzato in diversi ambienti e va accompagnato da adeguate spiegazioni sul significato che gli si attribuisce, se il suo uso non deve risultare ambiguo. Vogliamo qui dare brevemente delle indicazioni per chi volesse approfondire quale significato esso abbia nell’ambito della pedagogia proposta da Rudolf Steiner[1].
Nella sua La filosofia della libertà, linee fondamentali di una moderna concezione del mondo, pubblicata per la prima volta nel 1894, Steiner mostra come il pensare intuitivo costituisca il più alto gradino morale al quale l’uomo può sollevarsi, grazie al quale gli è possibile fare l’esperienza della libertà[2]. Dopo avere indicato nella prima parte del libro come fondare una fenomenologia dello spirito secondo il metodo delle scienze naturali per risolvere i problemi sollevati dalla filosofia moderna, nella seconda parte Steiner caratterizza l’azione libera nel modo seguente:
Mentre io agisco mi muove la massima morale, in quanto essa può vivere intuitivamente in me; essa è connessa all’amore per l’oggetto che io voglio realizzare con la mia azione. Non chiedo a nessun uomo e a nessuna regola se io devo compiere quest’azione, ma la compio non appena io ne ho afferrata l’idea. Solo così essa è la mia azione. Chi agisce solo perché riconosce determinate norme morali, dà luogo a un’azione che è il risultato dei principi morali che fanno parte del suo codice morale. Egli è il semplice esecutore, è un automa superiore. Gettate nella sua coscienza un impulso all’azione e subito si metterà in moto l’ingranaggio dei suoi principi morali, svolgendosi in modo ordinato per compiere un’azione cristiana, umana, spassionata o per il progresso della civiltà. Solo se seguo il mio amore per l’oggetto sono io stesso che agisco. A questo gradino della moralità io agisco non perché riconosco un signore sopra di me, un’autorità esteriore o una cosiddetta voce interiore. Io non riconosco alcun principio esteriore del mio agire, poiché ho trovato in me stesso il motivo dell’agire, l’amore per l’azione. Io non analizzo alla luce della ragione se la mia azione sia buona o cattiva; io la compio perché la amo. Essa diventa “buona” se la mia intuizione immersa nell’amore sta nel modo giusto nella connessione universale da sperimentare intuitivamente; diventa “cattiva” nel caso contrario. Io neppure mi domando come agirebbe un altro al mio posto, ma agisco perché io, questa particolare individualità, mi vedo spinto a volere. Non mi guida in modo immediato l’abitudine generale, la morale generale, una massima umana generale o una norma morale, ma il mio amore per l’azione. Non sento alcuna costrizione, né quella della natura che mi guida nei miei istinti, né quella dei comandamenti morali, ma voglio semplicemente realizzare ciò che è in me. (La filosofia della libertà, cap. 9 par. 30)
Da ciò deriva la massima fondamentale degli spiriti liberi citata poco più avanti: «Vivere nell’amore per l’azione e lasciar vivere nella comprensione della volontà altrui» (ibid., cap. 9 par. 36).
Per Steiner dunque la possibilità di sperimentare la propria libertà dipende dalla capacità di sviluppare il pensare intuitivo. Di conseguenza lo sviluppo di tale capacità deve costituire il compito principale dell’educazione e dell’insegnamento secondo il punto di vista della scienza dello spirito antroposofica. Ciò rende comprensibili alcune affermazioni fatte da Steiner dopo la fondazione della prima scuola Waldorf di Stoccarda (1919), che altrimenti rimarrebbero piuttosto vaghe e nebulose. Eccone un paio:
Personalmente sono persuaso che mettendo insieme una dozzina di persone (o poco più, o anche poco meno) non particolarmente intelligenti si possono escogitare dei bellissimi programmi, diciamo per esempio sull’organizzazione delle scuole elementari: programmi che, con i loro punti primo, secondo, terzo e così via sembreranno anche eccellenti. Nascerebbe addirittura una scuola ideale, se quei punti si realizzassero tutti. Ma la cosa non può affatto realizzarsi, perché anche se si elaborano strutture ideali, la loro realizzazione dipende da condizioni del tutto differenti.
Con la scuola Waldorf di Stoccarda noi abbiamo cercato di inaugurare, nella misura in cui ciò risulta possibile oggi, qualcosa che non si fonda affatto su programmi, ma che scaturisce direttamente dalla pedagogia, dalla didattica. La Libera Scuola Waldorf ha un certo numero di insegnanti, i quali certo potrebbero riunirsi al fine di escogitare dei programmi scolastici ideali (ma io non li loderei di sicuro se lo facessero!). Questa occupazione ci viene risparmiata; nel corpo insegnante sono però presenti esseri umani viventi che hanno il compito di sviluppare il meglio di loro stessi. Nessun programma ideale viene preso in considerazione, qualsiasi prescrizione è esclusa: ogni cosa è affidata all’impulso diretto della capacità individuale. Nessuna prescrizione intralcia il lavoro di chi deve intervenire attivamente in quel campo della vita spirituale, partendo dalla pedagogia e dalla didattica stesse, vale a dire dalle sue capacità personali. (Rudolf Steiner, La realtà dei mondi superiori, 8a conferenza)
Non importa tanto che entro le strutture attuali si creino scuole che siano dei surrogati dell’attuale sistema d’insegnamento, credendo così di seguire le indicazioni che ho dato, ma importa che si applichi il principio della libertà nella vita spirituale. (…) Non risvegliate nelle persone false rappresentazioni, facendo credere loro che si possa rimanere tranquillamente nei vecchi sistemi e fondare comunque scuole Waldorf. Risvegliate piuttosto la rappresentazione che a Stoccarda, nella scuola Waldorf, vive effettivamente la libera vita dello spirito. Poiché qui non c’è alcun programma né alcun piano di studi, ma solo il maestro con le sue reali capacità, non con la prescrizione di quello di cui egli debba essere capace: là c’è cioè un vero e reale insegnante. (Rudolf Steiner, Come si opera per la triarticolazione dell’organismo sociale, 6a conferenza)
È possibile farsi un’idea concreta di una scuola in cui non valgono piani di studio né programmi solo arrivando a concepire la realtà del pensare intuitivo di cui parla Steiner. Grazie ad esso ci si solleva ad una sfera di esistenza alla quale attingere i motivi del proprio agire nel modo indicato dal seguente passo de La filosofia della libertà:
La differenza tra me ed un altro uomo non sta assolutamente nel fatto che noi viviamo in due mondi spirituali del tutto diversi, ma che egli accoglie dal mondo delle idee comune ad entrambi intuizioni diverse dalle mie. Egli vuole realizzare le sue intuizioni, io le mie. Se noi due davvero attingiamo dall’idea e non seguiamo alcun impulso esteriore (fisico o spirituale), allora possiamo solo incontrarci negli stessi sforzi, nelle stesse intenzioni. Un malinteso morale, uno scontro è escluso tra uomini moralmente liberi. Solo chi non è moralmente libero, chi segue l’istinto di natura o ha accettato di seguire l’obbligo di un comandamento, allontana da sé il suo prossimo quando esso non segue lo stesso istinto o lo stesso comandamento. (La filosofia della libertà, cap. 9 par. 36)
Così, come nel suo libro Elementi di medicina antroposofica il dottor Volker Fintelmann parla di medicina intuitiva, indicandone i fondamenti nelle opere gnoseologiche di Steiner, anche per l‘educazione e l’insegnamento dobbiamo cominciare ad elaborare una visione che ci consenta di parlare sempre più di una vera e propria pedagogia intuitiva capace di coniugare la scienza e l’arte secondo le indicazioni di Steiner. In tal modo entrando in una scuola Waldorf non rivolgeremo tanto la nostra attenzione a quanto si manifesta esteriormente (le materie insegnate, gli ambienti, i materiali naturali e così via), ma andremo alla ricerca degli elementi che giustificano e legittimano il richiamo al pensiero pedagogico di Steiner, domandandoci se le persone che lavorano al suo interno siano spiriti liberi, capaci di agire seguendo le loro intuizioni morali, oppure se si conformino ad una qualche autorità a cui si sottomettono – forse senza neanche rendersene conto chiaramente –, convinti così di rappresentare a pieno titolo una pedagogia di cui in ultima analisi sfugge loro il fondamento.
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[1] Rudolf Steiner (1861-1925), pensatore e filosofo austriaco fondatore della scienza dello spirito antroposofica, fu responsabile pedagogico della scuola fondata da Emil Molt nel 1919 a Stoccarda per i figli degli operai della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria.
[2] In quest’articolo ci limitiamo a segnalare brevemente il tema dell’intuizione come fondamento del pensare pedagogico di Steiner, rimandando il lettore allo studio dell’opera citata per una comprensione profonda di quanto viene qui solamente accennato.