
Lettera ai Colleghi n.3
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Cara/o Collega,
se hai scelto di lavorare in una scuola Waldorf perché pensi e senti che la pedagogia antroposofica possa rispondere alle esigenze evolutive del bambino sulla base di una profonda comprensione dell’essere umano, sentirai forse anche la necessità di confrontarti e studiare insieme ai colleghi che, come te, vogliono approfondire i presupposti conoscitivi di questa pedagogia. Capita però non di rado che all’interno di una scuola si faccia fatica a trovare il tempo e la volontà per un simile confronto, così che lo studio e l’approfondimento del pensiero di Rudolf Steiner sono spesso lasciati all’iniziativa individuale[1]. La mancanza di confronto però ha conseguenze negative per il lavoro di ogni singolo, come per la vita della comunità scolastica. Confrontarsi con i colleghi – qualora si condivida lo spirito con cui si intende lavorare – permette di considerare le cose da punti di vista sempre nuovi, di avere suggerimenti e idee che non avremmo trovato da soli; inoltre contribuisce a creare quel senso di unione e di condivisione, senza il quale la scuola non è una comunità, ma una somma di singoli individui che lavorano gli uni accanto agli altri. Quando il confronto tra colleghi manca, molti partecipano malvolentieri agli incontri di collegio e tutta la comunità viene così impoverita e indebolita. Si tratta perciò di trovare il modo per ovviare a questa mancanza di confronto.
Se nei colleghi della propria scuola non c’è la volontà di confrontarsi su ciò che dovrebbe costituire il fondamento della propria comunità, possiamo provare a rivolgerci ai colleghi di altre scuole per creare una comunità trasversale composta da insegnanti che si riconoscono nello spirito. Tale nuova comunità aiuterà i suoi membri ad attingere alla sorgente di forze data dalla scienza dello spirito antroposofica e a superare quel senso di isolamento che, in assenza del lavoro sociale, spinge inevitabilmente il singolo a dedicarsi solo al proprio lavoro in classe.
Le conseguenze della mancanza di confronto inoltre non interessano solo il lavoro pedagogico del singolo, ma anche la vita sociale dell’intera comunità. La prima scuola Waldorf infatti voleva essere un modello sociale ispirato alle idee della triarticolazione, non semplicemente una nuova scuola privata con un piano di studi più vicino all’essere del bambino. Pertanto il confronto da avviare con i colleghi non deve solo riguardare gli aspetti pedagogici del lavoro dell’insegnante, ma anche le implicazioni sociali proprie della scuola Waldorf. Partendo dalle parole che Steiner pronunciò per caratterizzare la prima scuola Waldorf (“Risvegliate … la rappresentazione che a Stoccarda, nella Scuola Waldorf, vive effettivamente la libera vita dello spirito”) dobbiamo domandarci cosa sia un’iniziativa della libera vita culturale[2] e possiamo farlo solo studiando la triarticolazione dell’organismo sociale[3]. Qui in sintesi possiamo dire che la vita culturale è veramente libera solo se non dipende in alcun modo dallo Stato. Ciò venne chiaramente espresso da Steiner in riferimento all’educazione (che rappresenta l’aspetto fondamentale della vita culturale) con le parole:
«La struttura dell’educazione e dell’insegnamento, dalla quale in sostanza deriva tutta la vita spirituale, deve essere affidata all’amministrazione di coloro che educano e insegnano. Nulla di ciò che è attivo nello Stato o nell’economia deve immischiarsi o essere determinante in tale amministrazione. Chi è impegnato nell’insegnamento deve impiegare per l’insegnamento tanto tempo in modo che gliene resti abbastanza per amministrare il suo settore. Nessuno darà disposizioni se non sarà contemporaneamente attivo nell’insegnamento e nell’educazione. Nessun parlamento, nessuna personalità che magari un tempo abbia insegnato ma che ora non lo faccia più, dovrà interloquire. Quel che si sperimenta immediatamente nell’insegnamento dovrà fluire anche nell’amministrazione».
(Rudolf Steiner, I punti essenziali della questione sociale, prefazione e introduzione alla quarta edizione tedesca, Editrice Antroposofica Milano)
La vita culturale poi, se deve essere libera, deve essere accessibile a tutti. Leggiamo cosa scrive il 13 aprile del 1919 Karl Stockmeyer (uno dei maestri fondatori della prima scuola Waldorf) a Emil Molt (il direttore della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria che ebbe per primo l’idea di fondare una scuola):
«L’aspetto finanziario dovrà basarsi su donazioni. Rette scolastiche non corrisponderebbero veramente ai nostri sforzi. Al loro posto si potrebbe istituire una specie di autotassazione da parte della comunità dei genitori[4]».
Queste parole mostrano come si debbano considerare la scuola Waldorf e i compiti degli insegnanti che in essa lavorano in modo molto più ampio di come si faccia normalmente. Per contribuire allo sviluppo della libera vita culturale bisogna anzitutto agire in piena autonomia e non – come purtroppo hanno fatto gran parte delle scuole convinte di ispirarsi alla Scuola Waldorf del 1919 – cercare riconoscimenti statali. Inoltre bisogna fare in modo di non creare discriminazioni legate alle risorse economiche delle famiglie. Nella prima scuola Waldorf era fondamentale e irrinunciabile poter scegliere gli insegnanti prescindendo da qualsiasi titolo di studio, lasciare libere le famiglie di contribuire secondo le loro possibilità, senza stabilire alcuna retta scolastica e – come abbiamo visto – lasciare agli insegnanti il compito di amministrare scuola.
Oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, i princìpi della triarticolazione dell’organismo sociale vengono traditi (spesso per il semplice fatto che non li si conoscono), svuotando così di contenuto la proposta sociale originaria di Steiner. È perciò indispensabile non solo approfondire la questione pedagogica e didattica (cosa che come abbiamo detto non viene comunque fatta a sufficienza), ma cominciare a studiare e a confrontarsi sulle idee delle triarticolazione dell’organismo sociale, se in futuro si vuole contribuire consapevolmente allo sviluppo delle scuole Waldorf. Se tale confronto non avverrà, dovremo necessariamente assistere al graduale svuotamento di significato di ciò che era nato dal movimento per la triarticolazione dell’organismo sociale, così che di esso rimarrà solo il nome.
Se sei sensibile a questi temi e hai la volontà di collegarti a chi come te cerca un confronto costruttivo, ti invito a condividere questa lettera con i colleghi che credi sensibili ai temi trattati, a scrivermi o a telefonarmi, così da cominciare senz’altro a fare ciò che è oggi più che mai urgente: ritrovare lo spirito della prima scuola Waldorf!
Nella speranza di poterti sentire presto ti mando i miei più cordiali saluti
Fabio Alessandri
[1] Prescindo qui dal fatto che molte scuole Waldorf hanno assunto insegnanti a cui non interessa approfondire la scienza dello spirito antroposofica. La questione è tanto importante quanto quella del mancato confronto tra colleghi, ma rimandiamo ad altra sede la sua discussione.
[2] Con “vita culturale” intendo ciò che è prodotto dalla vita spirituale dell’uomo, motivo per cui “vita culturale” e “vita dello spirito” vano intesi come sinonimi.
[3] Per lo studio e la comprensione della triarticolazione dell’organismo sociale rimandiamo agli scritti sociali più importanti di Steiner: Scienza dello spirito e questione sociale e I punti essenziali della questione sociale (Editrice Antroposofica Milano). Ci sono anche decine di conferenze dello Steiner sul tema.
[4] G. Husemann, J. Tautz: Der Lehrerkreis um Rudolf Steiner in der ersten Waldorfschule, pag. 47