“La via d’uscita” di Nicolò Bellia – Commento al testo
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Mi rivolgo a tutti i sostenitori dell’antropocrazia di Nicolò Giuseppe Bellia per chiedere chiarimenti su alcuni passi dei suoi scritti.
“L’esistenza di un certo numero di Esseri Umani, privi di risorse economiche, e quindi in balia delle incertezze della vita, ha mobilitato la volontà riparatrice di coloro che avevano una forte coscienza della disumanità di tale situazione e li ha portati a sviluppare tutte le iniziative sociali concretatesi nell’assetto in mezzo al quale stiamo vivendo. (Nicolò Bellia, “La via d’uscita” – Cap. I par. 5)
Come può Bellia affermare una cosa simile? L’assetto sociale in cui viviamo non è determinato solo dalla “volontà riparatrice di coloro che avevano una forte coscienza della disumanità” della situazione in cui vivevano “un certo numero di Esseri Umani privi di risorse economiche”, ma anche da soggetti la cui volontà non è affatto rivolta a rimediare alle ingiustizie sociali, ma a perpetrarle sempre più. Perché ignorare tali forze contrarie?
Bellia poi continua:
“Se sulle intenzioni, che hanno mosso le forze sociali, si può concordare completamente, non altrettanto si può dire circa i metodi adottati per raggiungere lo scopo. Di tale fatto oggi hanno preso coscienza le varie forze politiche e sociali, e ciascuna di esse si affanna a dimostrare che la colpa principale delle disfunzioni è da attribuire alle parti avverse.”
Mi pare di capire che secondo Bellia tutte le varie forze politiche e sociali cercano di rimediare alle ingiustizie sociali. Se è così, come dobbiamo chiamare quelle forze che cercano invece di rendere l’uomo schiavo? Forze antipolitiche e antisociali? Tenendo conto anche delle forze che si oppongono alla realizzazione di misure a favore dell’umanità, Bellia vorrebbe sostenere che queste ultime non contribuiscono a determinare l’assetto sociale nel quale viviamo? E come si può credere che sia sufficiente parlare di una supposta “soluzione”, perché si creino i presupposti per la sua realizzazione e che le forze antisociali vengano superate? E poi le varie forze politiche e sociali di quale fatto avrebbero preso coscienza?
In qualità di moderatore di questo sito chiedo a tutti coloro che vogliono commentare quanto scrivo di limitarsi a rispondere alle domande che ho formulato, senza aggiungere argomenti e spiegazioni che non hanno a che fare con le questioni proposte, né tantomeno giudizi personali su chi scrive. Chi non si attiene a queste semplici indicazioni non vedrà pubblicato il suo commento.
15 commenti
triartis
Caro Fabio,
la risposta è semplice. Steiner ci indica, come tu sai, che è ora di smetterla di fare l’equazione: ricco=sfruttatore. Quindi ti invito ad osservare la tua convinzione che ci siano, tra coloro che sono attivi nell’economia, volontà perverse di fregare il prossimo. Altro discorso vale per le logge occulte che vogliono mantenere il loro dominio sull’umanità.
La prima frase di Bellia che hai citato si puà esemplificare nella rivoluzione socialista di un secolo fa che ha cambiato l’assetto sociale mondiale. E’ stata mossa dal desiderio di migliorare le condizioni dei poveri. Queste rivendicazioni sono state poi accolte nelle socialdemocrazie, che sono oggi in atto in tutti i paesi democratici. Dell’esigenza della solidarietà sociale tutte le forze politiche hanno preso coscienza. Nella seconda frase citata si parla dei metodi sbagliati che sono stati adottati allo scopo, cioè l’attuale fiscalità. Ho spiegato molto chiaramente anche nel mio libro che le tasse attuali, specialmente quelle sui redditi con aliquota crescente, esprimono quella convinzione ricco=sfruttatore. Quindi, più guadagni e più devi essere punito con l’aumento dell’aliquota fiscale. Si vede il guadagno come intrinsecamente immorale.
Queste misure sociali si fondano sull’odio e questo è confermato da quello che dice Bellia alla fine della seconda citazione. Ognuno vede nella parte avversa le responsabilità dei mali. L’attuale sistema democratico si fonda sull’odio di una parte contro l’altra.
Bellia invita a non cercare colpevoli, ma errori da correggere. Quindi l’eliminazione delle attuali tasse nate dall’odio e ritornate indietro nei prezzi verso coloro che hanno creduto di farsi giustizia colpendo i ricchi, elimina lo strumento dell’odio e l’istituzione della fiscalità monetaria realizza la giustizia, la parificazione tra economia delle merci ed economia monetaria. E il reddito base universale sostituisce tutto l’attuale assistenzialismo fondato su un sistema fiscale che determina la morte dell’economia. E l’abolizione delle attuali istituzioni, partiti, governo e parlamento, toglie di mezzo lo strumento politico dell’odio
Il ricco, ci dice Steiner, sarebbe più contento di arricchirsi senza che altri debbano soffrirne. Con l’Antropocrazia questo è possibile. Anzi, non sarà possibile arricchirsi in altro modo che lavorando per il prossimo.
Ne approfitto per farti notare che questi pensieri sono concreta intuizione morale e la loro diffusione è azione morale. Giusto per non continuare a parlare in astratto.
Un caro saluto
Stefano
triartis
Caro Stefano,
rispondo al tuo ultimo commento:
“La risposta è semplice. Steiner ci indica, come tu sai, che è ora di smetterla di fare l’equazione: ricco=sfruttatore. Quindi ti invito ad osservare la tua convinzione che ci siano, tra coloro che sono attivi nell’economia, volontà perverse di fregare il prossimo.”
Confesso che mi sfugge totalmente il nesso tra l’equazione ricco = sfruttatore (che tra l’altro non appartiene al mio modo di pensare) e la convinzione che mi attribuisci “che ci siano, tra coloro che sono attivi nell’economia, volontà perverse di fregare il prossimo” e che io dovrei rivedere. Io prendo atto del fatto che tra coloro che sono attivi nell’economia ci sono persone che guardano solo ai propri interessi o a quelli del loro gruppo, che non solo non hanno alcuna consapevolezza dei bisogni degli altri, ma che con il loro operato contribuiscono significativamente a determinare il disastroso assetto sociale del presente. Gli esempi non mancano: imprenditori che sfruttano i lavoratori per ottenere il proprio profitto e gruppi di potere che agiscono secondo principi che sono il contrario di quelli a cui tu fai riferimento. Queste persone non le dobbiamo considerare nel momento in cui vogliamo cambiare la società? Io non parlo di volontà perverse che intenzionalmente vogliono “fregare il prossimo” (per quanto esse comunque esistano), ma di persone che spinte dal loro egoismo agiscono determinando un assetto sociale malato. Voi dite che basterebbe dare a tutti un reddito universale per cambiare le cose, io sono convinto che sarebbe invece un fallimento, se non si offre allo stesso tempo una visione spirituale del mondo e della vita. Questo lo aveva già detto Steiner in “Scienza dello spirito e questione sociale”, dopo avere considerato l’esempio di Robert Owen.
Poi continui:
“La prima frase di Bellia che hai citato si può esemplificare nella rivoluzione socialista di un secolo fa che ha cambiato l’assetto sociale mondiale. E’ stata mossa dal desiderio di migliorare le condizioni dei poveri. Queste rivendicazioni sono state poi accolte nelle socialdemocrazie, che sono oggi in atto in tutti i paesi democratici. Dell’esigenza della solidarietà sociale tutte le forze politiche hanno preso coscienza.”
Di quale rivoluzione socialista parli? Un secolo fa si stava preparando quanto è sfociato nella seconda guerra mondiale e nel Terzo Reich di Hitler. A parte questo chiarimento, affermare che le rivendicazioni sociali per migliorare le condizioni dei poveri siano state accolte e siano oggi in atto in tutti i paesi democratici fa sorgere la domanda: quali sono questi paesi democratici? Non dico quei paesi che vengono chiamati democratici, ma quelli che lo sono davvero. Lo studio dell’attuale situazione geopolitica mondiale lascia molto perplessi rispetto a quanto affermi.
Io poi non metto in dubbio quanto dici sull’aumento dell’aliquota fiscale con l’aumentare del reddito, così come non metto in dubbio tante altre cose giuste scritte che Bellia riprende da Steiner. Quello che ho fatto ripetutamente presente (e che nessuno dei commentatori pare avere colto) è che parlare di reddito base, di fiscalità monetaria e di elezioni popolari dei giudici ha senso in una prospettiva conoscitiva generale, ma che quando si vuole passare all’azione concreta bisogna indicare le misure particolari da prendere qui e ora per realizzare la propria idea, non continuare a parlare in termini generali dicendo “quando avremo questo e quell’altro ci saranno queste e quelle conseguenze sociali”, senza guardare alle reali condizioni in cui si vuole operare.
Ti segnalo inoltre che in quello che hai scritto non trovo risposta alle mie domande:
“Mi pare di capire che secondo Bellia tutte le varie forze politiche e sociali cercano di rimediare alle ingiustizie sociali. Se è così, come dobbiamo chiamare quelle forze che cercano invece di rendere l’uomo schiavo? Forze antipolitiche e antisociali?”
In conclusione (perché non ho intenzione di ripetere all’infinito quello che penso, soprattutto quando poi i commenti continuano a ignorare la distinzione che segnalo) quello che vedo è che i sostenitori dell’antropocrazia sono fermamente convinti di fare una proposta concreta e attuabile, che a mio avviso non è né concreta, né attuabile e non tiene conto delle condizioni in cui viviamo. Forse qualcuno continuerà a scrivere per dimostrarmi il contrario; io da parte mia mi limiterò a leggere Bellia per comprendere sempre meglio il suo pensiero e il mio e sottoporre eventualmente ai lettori alcuni dei suoi passi.
Un caro saluto
Fabio
Stefano Freddo
Caro Fabio,
mi limito a farti osservare che le tue considerazioni sui paesi che non sono davvero democratici sono alquanto singolari. Dovresti riflettere sul fatto che i paesi oggi democratici sono tutti fondati sull’idea dello stato centrale che si occupa di tutto. Quindi non possono fare che danni, se sono realmente democratici. Non concordi che il sistema di rappresentanza parlamentare è fondato sull’odio tra partiti contrapposti? Pensi che si possa arrivare a qualcosa di buono con questo sitema democratico, che ci sia un modo di mantenerlo in modo proficuo ? Per il resto continui a parlare in astratto di teoria e pratica, ignorando che le misure dell’Antropocrazia, oggettivamente applicate, e sono misure tecniche concrete e non teorie generali. consentono la triarticolazione sociale.
Non ho più voglia di discutere su questo e nemmeno i miei amici.
Se vuoi continuare a citare Bellia e a confutarlo con i tuoi lettori, fai pure. Chissà che tu non faccia venir voglia a qualcuno di interessarsene seriamente.
Un caro saluto
Stefano
triartis
Caro Stefano, sono decenni che mi è chiaro che ogni Stato centralista che vuole gestire tutto costituisce il problema fondamentale da affrontare, lo vado ripetendo ogni volta che mi si presenta l’occasione per farlo e mi sorprende grandemente che tu, che mi conosci da trent’anni, mi inviti a fare una simile riflessione per me scontata. La mia domanda riguardava il fatto che oltre agli impulsi realmente sociali che si possono individuare nel nostro tempo o in tempi passati (pensando alla rivoluzione russa che porti ad esempio bisogna anche ricordare che Marx aveva fatto dei grandi errori di pensiero e che di tutto quello aveva preconizzato in quanto a dittatura del proletariato e fine del capitalismo, nulla è avvenuto), se si vuole veramente cambiare qualcosa bisogna anche avere presente quali sono le forze che si oppongono alle spinte sociali migliori, quei poteri che, ad esempio in Italia, hanno tolto di mezzo chi voleva fare grande il nostro paese (Olivetti, Mattei, Pasolini, Moro, Falcone, Borsellino, ecc. ecc.). Ritieni (o Bellia ritiene) che sia possibile cambiare qualcosa senza tenere presenti queste forze? Perciò ti ripropongo le domande a cui non hai ancora risposto:
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Mi pare di capire che secondo Bellia tutte le varie forze politiche e sociali cercano di rimediare alle ingiustizie sociali. Se è così, come dobbiamo chiamare quelle forze che cercano invece di rendere l’uomo schiavo? Forze antipolitiche e antisociali? Tenendo conto anche delle forze che si oppongono alla realizzazione di misure a favore dell’umanità, Bellia vorrebbe sostenere che queste ultime non contribuiscono a determinare l’assetto sociale nel quale viviamo? E come si può credere che sia sufficiente parlare di una supposta “soluzione”, perché si creino i presupposti per la sua realizzazione e che le forze antisociali vengano superate?
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Vorrei farti notare di passaggio come io sia perfettamente d’accordo con quello che Bellia dice in relazione alle idee della triarticolazione sociale e che tu stai ripetendo concetti per me già noti da molti anni. Questo riguarda appunto l’ambito conoscitivo, su cui credo possiamo concordare fino nei particolari, e che va distinto da quello morale dell’azione. Ti pregherei perciò di rispondere solo a quello che ti chiedo, che riguarda l’ambito morale, non quello conoscitivo. Per dare il buon esempio risponderò alle tue domande:
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“Non concordi che il sistema di rappresentanza parlamentare è fondato sull’odio tra partiti contrapposti?”
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L’odio non viene necessariamente dal sistema, ma dalle persone che ne fanno parte. Naturalmente un sistema può spingere all’odio, ma non può esserne all’origine. Posso pensarla diversamente da un altro senza odiarlo e quindi appartenere a una corrente diversa dalla sua.
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“Pensi che si possa arrivare a qualcosa di buono con questo sistema democratico, che ci sia un modo di mantenerlo in modo proficuo?”
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Quello che tu chiami “sistema democratico” oggi è una finzione a cui credono soltanto gli ingenui. Vorresti portarmi degli esempi positivi di ciò che si può chiamare democrazia oggi? Se la democrazia è una finzione, inutile parlare di una democrazia che non c’è. Come sono stati eletti i nostri governanti negli ultimi anni? Forse che il popolo si è espresso? Dove sarebbero le democrazie reali, buone o cattive, di cui parli? Non mi interessa parlare di cose che non esistono, come supposte democrazie parlamentari che esistono solo nella fantasia di qualcuno. La verità è un’altra. Di queste forze avverse ti chiedo se tenete conto, oppure se anche per loro prevedete che quando si affermerà l’antropocrazia tutto si risolverà grazie alla virtù che si libererà nei cuori delle persone che fino a oggi hanno ucciso i nostri grandi italiani, che hanno mandato a fondo la grande industria italiana, che tengono in pugno la scuola, la cultura, la politica, l’economia?
Sempre con amicizia e con affetto
Un caro saluto
Fabio
Stefano Freddo
Caro Fabio,
veramente io avevo chiesto a te quali sono i paesi veramente democratici, a seguito di questa tua frase: “A parte questo chiarimento, affermare che le rivendicazioni sociali per migliorare le condizioni dei poveri siano state accolte e siano oggi in atto in tutti i paesi democratici fa sorgere la domanda: quali sono questi paesi democratici? Non dico quei paesi che vengono chiamati democratici, ma quelli che lo sono davvero. Lo studio dell’attuale situazione geopolitica mondiale lascia molto perplessi rispetto a quanto affermi”,
Non capisco perché tu poi lo chieda a me quali sono tali paesi democratici, dato che ho chiarito che proprio perché sono democratici, gli attuali governi non possono che fare danni.
Poi con mia grande sorpresa ti sento affermare che concordi con l’idea di Bellia fin nei particolari, come espressione della triarticolazione sociale. In precedenza avevi affermato che l’equazione: pensiero di Bellia = pensiero di Steiner non era da te condivisa.
Mi par di capire che tu contesti solo il fatto che noi non si tenga conto dei poteri avversi che vogliono contrastarne l’attuazione. In tal senso hai esemplificato i destini di Olivetti, Mattei, Falcone e Borsellino.
A tal riguardo, è necessario considerare che l’idea di Olivetti non corrisponde alle leggi della sana economia. Egli non ha per nulla considerato una riforma del funzionamento del denaro e alcune sue concezioni sociali non distinguono le tre sfere della vita sociale, inserendo indebitamente alcuni elementi comunitaristi nella gestione dei capitali e delle imperese e non prevedendo l’indipendenza della cultura e della sanità, per fare alcuni esempi, dalla gestione statale. Le sue idee non hanno trovato accoglimento, ma anche se fossero state accolte avrebbero mostrato ben presto i loro limiti.
Per quanto riguarda invece l’opera di Falcone e Borsellino, essi erano in una posizione di addetti alla pubblica sicurezza e alla giustizia che si sono dovuti confrontare coi poteri mafiosi e politici corrotti. Quindi è comprensibile che siano stati ammazzati, in quanto hanno toccato direttamente interessi forti.
Lo stesso vale per Mattei, che con la sua forza e intraprendenza si è messo contro le grandi lobbies del petrolio e minacciava di cambiare gli equilibri geopolitici nel Mediterraneo.
Ma l’Antropocrazia si trova in una posizione del tutto diversa. Noi non ci mettiamo affatto contro gli interessi di alcun potentato e non vi è alcun rischio per noi di essere individuati come nemici da combattere. Tanto più che non abbiamo alcun ruolo pubblico e siamo estranei ad ogni gioco di potere.
Miriamo solo a portare questa idea ai rappresentanti del governo italiano al momento opportuno, quando si presenterà l’occasione.
In merito all’odio, concordo che esso vive nelle anime. Io non ho parlato di estirpare l’odio dalle anime. Ognuno lo farà, se vuole, per se stesso. Per prima cosa chi sta lavorando per l’Antropocrazia si sta sforzando di farlo per se stesso, proprio cercando errori e non colpevoli. Ho scritto che con l’abolizione delle tasse sull’economia e l’abolizione dei partiti e delle attuali istituzioni governative si tolgono di mezzo gli strumenti dell’odio, per sostituirli con strumenti di servizio, istituzioni di servizio.
(…)*
Di nuovo un saluto
Stefano
*Nota: Qui Stefano Freddo fa delle considerazioni di tipo esoterico affermando di avere fatto indagini karmiche riguardo alle personalità di cui si parla e di averne pubblicati i risultati in internet. Non le riportiamo qui, in quanto a nostro avviso non sono pertinenti al dialogo qui avviato e spostano l’attenzione dei lettori da ciò che ognuno può afferrare con un pensare spregiudicato, a ciò che diventa credenza personale. Trattandosi di comunicazioni pubblicate in internet, chi è interessato potrà cercarle in rete.
Stefano Freddo
Caro Fabio,
le comunicazioni esoteriche che ho scritto sono l’esposizione di ciò che di più importante stiamo facendo per realizzare l’Antropocrazia. Il che non mi sembra fuori tema rispetto alle tue domande su come pensiamo di affrontare le forze avverse che si oppongono all’Antropocrazia. Si tratta di un lavoro esoterico, che è il solo in grado di vincere tali forze. Con lo stesso criterio che hai adottato per decidere di non pubblicare queste mie comunicazioni, dovresti anche criticare la pubblicazione delle comunicazioni sui nessi karmici di Rudolf Steiner, da lui accettata, perché potrebbero indurre al fideismo. Non ti fidi che i lettori abbiano la capacità di cogliere le mie comunicazioni cum grano salis e di andare poi a verificare sulla mia pagina facebook i contenuti che qui accenno?
triartis
Caro Stefano, i lettori che vogliono conoscere le tue considerazioni esoteriche possono cercarle nella tua pagina facebook. Nel mio sito non trovano spazio, in quanto non tratto online argomenti esoterici.
Cari saluti
Fabio
Paolo Campagnaro
Caro sig. Fabio, lei chiede alcuni chiarimenti ponendo le seguenti domande: l’assetto sociale in cui viviamo è determinato “… anche da soggetti la cui volontà non è affatto rivolta a rimediare le ingiustizie sociali, ma a perpetrarle sempre di più. Perché ignorare tali forze contrarie?”
Chiarimento: tali forze non sono state ignorate ma anzi sono state caratterizzate proprio all’inizio del libro la Via d’Uscita di Nicolò Giuseppe Bellia, nella “Introduzione alla prima edizione – perché ho scritto questo libro”; dopo l’introduzione N. Bellia scrive anche una “Premessa” e solo successivamente prosegue con il primo capitolo: la comprensione di quanto scritto nell’introduzione e nella premessa risulta fondamentale sia per non “ignorare tali forze contrarie” sia per seguire il filo del pensiero svolto nei capitoli successivi.
Lei chiede: “… come dobbiamo chiamare quelle forze che cercano invece di rendere l’uomo schiavo? Forze antipolitiche, forze antisociali?”
Chiarimento: sono forze antisociali, ma tali forze albergano in ciascuno di noi come descritto nei primi paragrafi dell’introduzione del libro. Esse si manifestano nell’inerzia interiore di ciascuno di noi nell’affrontare la questione sociale sviluppando una chiara rappresentazione delle misure da adottare a favore del libero sviluppo dell’umanità.
Inoltre per rispondere a questa e alle successive due domande possono valere queste parole scritte da N. Bellia nell’introduzione: “… vi è la convinzione che il problema sociale sia di natura moralistica. Con tale stato d’animo si va alla caccia di volontà perverse volte a realizzare disegni negativi, dimostrando con ciò un eccessivo semplicismo che, non toccando la vera natura dei problemi, alla fine non incide positivamente sull’andamento delle cose, ma spesso le aggrava. …Questo libro è scritto sulla base di convinzioni diverse. L’autore è convinto che i mali sociali dipendono non già dalla cattiva volontà degli Esseri Umani, ma dalla inadeguatezza delle strutture ereditate dal passato remoto e prossimo. Pertanto lo sforzo di coloro che vogliono contribuire a sanare i difetti della Società, deve essere rivolto non già a combattere fantasmi più o meno evanescenti, spesso proiezioni subconscie, bensì a sviluppare ricerche di pensiero idonee a trovare soluzioni tecniche adeguate alle esigenze dell’Essere Umano contemporaneo. Chi dubitasse della capacità degli Esseri Umani di capire la validità di concezioni miranti a soluzioni positive, dovrebbe disperare definitivamente del destino del Mondo. In questo libro si è percorsa la strada della ricerca di pensieri idonei a convogliare gli sforzi creativi degli Esseri Umani verso concezioni positive, nella certezza che questa via sia valida, con il dovuto tempo, a portarci verso quel porto sicuro che è nelle speranze di ciascun Essere Umano. … . In questo libro sono state indicate delle soluzioni ritenute idonee a farci ritrovare la strada del libero sviluppo. È ferma convinzione di chi scrive che, nella direzione indicata, non esistono ostacoli oggettivi, dovuti a misteriose forze avverse, ma solo quelli derivanti dalla pigrizia interiore di ciascuno di noi. Se sposteremo l’attenzione in tale direzione e se faremo di tutto per risvegliarci dal torpore, per collegarci nelle libere ricerche culturali, contribuiremo al diffondersi di quella luce capace di illuminare gli angoli oscuri, la cui misteriosità dipende dall’ignoranza degli Esseri Umani. … Occorre che chi può cerchi le risposte, prima per sé e poi, trovatele, le offra agli altri; ma occorre anche che esse siano chiare e definite e non enunciazioni di indistinte aspirazioni. Se le risposte saranno di carattere culturale vi sarà la possibilità di confronti e approfondimenti, in Libertà, per maturare poi quella successiva volontà di realizzazione che non potrà generare sgradevoli sorprese in quanto basata su precisi contenuti precedentemente vagliati e conosciuti.”
Ultima domanda: “E poi le varie forze politiche e sociali di quale fatto avrebbero preso coscienza?”.
Chiarimento: N. Bellia scrive che le forze sociali hanno preso coscienza del fatto che non si può concordare con i metodi da loro adottati per risolvere il problema di esseri umani privi di risorse economiche e prosegue dicendo che però tali forze, nonostante questa presa di coscienza, si affannano a dimostrare che la colpa delle disfunzioni è da attribuire alle parti loro avverse.
triartis
Gentile Paolo, la ringrazio di cuore per la risposta che finalmente tiene conto con ordine delle domande che ho posto e cerca di rispondere in modo puntuale. La leggerò con molta attenzione e le risponderò appena possibile.
Cordialmente
Fabio
triartis
Gentile Paolo, dalle parole di Bellia da lei citate (“L’autore è convinto che i mali sociali dipendono non già dalla cattiva volontà degli Esseri Umani, ma dalla inadeguatezza delle strutture ereditate dal passato remoto e prossimo”) mi pare di capire che Bellia appartenga a quella seconda categoria di persone indicate da Steiner all’inizio di “Scienza dello spirito e questione sociale” con le seguenti parole:
“Due opinioni si fronteggiano a proposito del problema sociale, la prima vede le cause del bene e del male della vita sociale più negli uomini, la seconda soprattutto nelle strutture entro le quali vivono gli uomini. I rappresentanti della prima opinione vorrebbero promuovere il progresso cercando di elevare le capacità spirituali e fisiche degli uomini e i loro sentimenti morali; chi invece propende per la seconda opinione pensa soprattutto di elevare le condizioni di vita, perché si dice che se gli uomini potessero vivere sufficientemente bene anche le loro capacità e la loro sensibilità morale verrebbe automaticamente portata a un livello superiore. Né se può negare che oggi la seconda opinione guadagna terreno di continuo. In molti ambienti l dare ancora peso alla prima opinione viene considerato espressione di un modo arretrato di pensare. Viene detto che chi dalla mattina presto fino alla sera tardi deve combattere contro la più amara miseria non può progredire nello sviluppo delle sue forze spirituali e morali. Li si dia il pane prima di parlargli di problemi spirituali.” (Scienza dello spirito e questione sociale, par.13)
Ho capito bene, oppure Bellia non è un rappresentante della seconda opinione qui indicata?
Grazie per l’attenzione e buona domenica
Fabio
Paolo Campagnaro
Caro Fabio, grazie della domanda. Le rispondo subito: no, Bellia non è un rappresentante della seconda opinione indicata da Steiner.
È vero che Bellia scrive: “L’autore è convinto che i mali sociali dipendono non già dalla cattiva volontà degli Esseri Umani, ma dalla inadeguatezza delle strutture ereditate dal passato remoto e prossimo”, ma prosegue scrivendo: “Pertanto lo sforzo di coloro che vogliono contribuire a sanare i difetti della Società, deve essere rivolto non già a combattere fantasmi più o meno evanescenti, spesso proiezioni subconscie, bensì a sviluppare ricerche di pensiero idonee a trovare soluzioni tecniche adeguate alle esigenze dell’Essere Umano contemporaneo.”
Quindi il necessario cambiamento delle strutture sociali inadeguate, proposto da Steiner stesso con la sua triarticolazione, deve passare attraverso lo sforzo di ciascuno di noi nello sviluppare ricerche di pensiero idonee a elaborare adeguate istituzioni sociali.
Per Bellia quindi è l’individuo decisivo, ma lo è nella misura in cui egli, con le forze che già possiede e con le esperienze della sua vita sociale, si dedica a rappresentarsi in chiara visione interiore le soluzioni per risolvere la questione sociale; tali soluzioni non possono non riguardare il rinnovamento delle strutture sociali che abbiamo semplicemente ereditato dal passato per inerzia interiore. Sono tali strutture arretrate, soprattutto l’attuale sistema fiscale che non ha ancora istituito il deperimento monetario, che causano i mali sociali.
Nicolò Bellia scrive inoltre: “In questo libro sono state indicate delle soluzioni ritenute idonee a farci ritrovare la strada del libero sviluppo. È ferma convinzione di chi scrive che, nella direzione indicata, non esistono ostacoli oggettivi, dovuti a misteriose forze avverse, ma solo quelli derivanti dalla pigrizia interiore di ciascuno di noi. Se sposteremo l’attenzione in tale direzione e se faremo di tutto per risvegliarci dal torpore, per collegarci nelle libere ricerche culturali, contribuiremo al diffondersi di quella luce capace di illuminare gli angoli oscuri, la cui misteriosità dipende dall’ignoranza degli Esseri Umani.
Infine Bellia non propone di “dare il pane prima di parlare di problemi spirituali” come fossero due cose separate (infatti pane e spirito sono un’unica realtà) ma unifica le due cose proponendo di dare a ciascun essere umano del denaro che deperisce come il pane: il deperimento del denaro (la morte del denaro) contiene in sé un elevato contenuto spirituale che agisce sanando i rapporti sociali perché crea le condizioni affinchè gli esseri umani possano vivere liberamente, sempre che essi lo vogliano.
Un cordiale saluto.
Paolo
triartis
Gentile Paolo, la ringrazio per le sue spiegazioni. Leggendo e rileggendo quanto scrive Bellia (“L’autore è convinto che i mali sociali dipendono non già dalla cattiva volontà degli Esseri Umani, ma dalla inadeguatezza delle strutture ereditate dal passato remoto e prossimo”), mi convinco che egli faccia parte di coloro che pensano “soprattutto di elevare le condizioni di vita, perché si dice che se gli uomini potessero vivere sufficientemente bene anche le loro capacità e la loro sensibilità morale verrebbe automaticamente portata a un livello superiore” (R. Steiner, “Scienza dello spirito e questione sociale”). Che poi egli immagini (o i suoi seguaci immaginino) che il denaro erogato come reddito base, contenendo in sé un elevato contenuto spirituale, agirebbe risanando i rapporti sociali, equivale a dire che le capacità e la sensibilità morale delle persone verrebbero automaticamente portate a un livello superiore dalle riforme antropocratiche senza bisogno di elaborare coscientemente una visione spirituale del Mondo e dell’Uomo. Così facendo egli trascura il lavoro di pensiero necessario a conquistarsi una visione del mondo che tenga conto dello spirito, attribuendo al reddito base derivato dalla riforma fiscale ipotizzata la virtù taumaturgica di far risorgere lo spirito anche in chi di spirito non vuol sentir parlare. Bellia cioè non fa che ripetere a modo suo lo stesso errore di Owen.
Cordialmente
Fabio
Paolo Campagnaro
Caro Fabio, nel libro di Bellia non si trova alcun accenno di automatica elevazione morale degli esseri umani grazie alle misure proposte dall’ Antropocrazia; come ho già detto lei cita quella frase di Bellia sulle strutture sociali inadeguate ma omette di citare la frase successiva che completa la prima frase indicando l’azione da compiere per rinnovare tali strutture e cioè: ricerche di pensiero idonee alle esigenze di vita dell’uomo contemporaneo, esigenze evidentemente non solo materiali ma anche spirituali; basta leggere nel proseguo della introduzione per capire quanto Bellia tenga in alta considerazione il lavoro di pensiero.
Bellia più avanti nel libro dice: “Per quanto riguarda lo sviluppo morale degli esseri umani, come base della vera conoscenza intuitiva, esso dipende dalle libere scelte individuali e, dall’esterno, può solo essere favorito, o ostacolato, ma mai determinato”: le strutture sociali, se sono sane, favoriscono ma non determinano lo sviluppo morale finale degli individui.
Nella precedente risposta ho scritto che le istituzioni sociali dell’Antropocrazia (quali la fiscalità monetaria per il deperimento del denaro e la conseguente emissione di un reddito base per ciascuno) agiscono sanando i rapporti sociali, grazie a una vita sociale finalmente libera, non automaticamente ma: “sempre che gli uomini lo vogliano”.
Del resto Steiner stesso ha chiuso il suo articolo “Scienza dello spirito e problema sociale” con le parole: “Il mondo progredisce solo se gli uomini lo vogliono. Ma perché lo vogliano è necessario in ognuno un lavoro interiore sulla propria anima. Il che può essere fatto passo a passo. Se così non fosse anche la scienza dello spirito sarebbe in campo sociale una pensata intellettualistica e non potrebbe svolgere alcun lavoro pratico.” Io, e non sono il solo, lavoro interiormente passo a passo e, grazie all’Antropocrazia di Bellia, comprendo sempre meglio come poter applicare la fondamentale legge sociale data da Steiner.
Infine faccio notare che Bellia parla di sanare i “mali sociali” e io parlo di sanare i “rapporti sociali” che non sono la stessa cosa dello “sviluppo della sensibilità morale degli individui”. Ad esempio quando io vado dal medico di base ci rapportiamo entrambi con la nostra buona volontà e sensibilità morale; ma tale “rapporto” è guastato dai protocolli sanitari di cura che il medico è costretto ad applicare, è guastato dal fatto che lui riceve la sua “paga oraria” anche se non riesce a curarmi (questi fatti determinano la sua completa deresponsabilizzazione nei miei confronti), dal fatto che io sono obbligato ad andare da lui per le ricette, per i certificati per poter lavorare e le prescrizioni per avere diritto a visite specialistiche che poi non si sa quando, come e chi le farà, ecc… e tutto questo perché sono istituiti la sanità di stato e la paga oraria che trasforma il lavoro umano, che è spirito, in merce: questa istituzione guasta grandemente il “rapporto sociale” tra medico e paziente che è sano (anzi sacro) solo se è libero, e diventano esse stesse un “male sociale” perché lede la libertà di cura delle persone. Altra cosa è la mia sensibilità morale e quella del medico: essa viene ostacolata o favorita dalle istituzioni sociali, ma mai determinata; lo sviluppo morale di ciascun essere umano avviene se egli vive in un ambiente sociale con istituzioni sane e se egli lo vuole.
Un cordiale saluto.
Paolo
Stefano Freddo
Caro Fabio,
la triarticolazione sociale si fonda sulla fondamentale legge sociale indicata dall’occultismo. Quindi è questione esoterica, fatto da me confermato nel mio libro sul denaro, nel quale ho messo in luce il segreto del denaro fondandomi su una lettura esoterica dei vangeli, che ora non è più esoterica avendo io evidenziato il significato occulto di alcuni passi.
Steiner indica ripetutamente che la questione sociale non sarà risolta da parlamenti, ma che occorre collegarsi coi defunti e con le gerarchie spirituali. Se quindi in questo tuo sito non tratti questioni esoteriche, non dovresti nemmeno trattare la questione sociale priva di elementi esoterici, se vuoi essere fedele alle indicazioni date da Steiner.
Di fronte a comunicazioni di ricerche spirituali esoteriche, si può porsi con pura osservazione di pensiero e non è per nulla necessario credere per fede, come non è necessario credere per fede ad un amico che ha fatto un viaggio e ti racconta quello che ha visto, sebbene tu non l’abbia visto.
Un’antroposofia spogliata dell’elemento esoterico viene uccisa. Non è possibile realizzare la triarticolazione prescindendo dal rapporto con il mondo spirituale, lavorando esclusivamente con l’organizzazione di movimenti sul piano terreno, senza collegarsi al Cristo che oggi opera sul piano eterico, quindi esoterico.
Mi intrometto infine nello scambio con Paolo Campagnaro, per farti notare che non è il reddito base a suscitare per miracolo l’elevazione morale degli esseri umani, ma la liberazione dell’educazione e della cultura dal controllo statale, come prevede l’Antropocrazia.
Bellia non trascura nulla. Sei tu che trascuri il fatto che ogni essere umano viene al mondo fornito del reddito base della capacità di pensare e di tutti gli impulsi che vivono in lui derivanti dalle vite precedenti e dal lavoro compiuto nel mondo spirituale con le gerarchie e le altre anime umane. Quindi, essendo libero di perseguire le proprie domande e di effettuare autonomamente le proprie ricerche spirituali, si conquisterà una visione del mondo che tenga conto dello spirito, cioè del proprio libero impulso conoscitivo.
triartis
Caro Stefano,
come ho già fatto presente non tratto qui di questioni esoteriche, né offro spazio a chi vuole trattarle, perché per farlo prima dovrei entrare nel merito di quanto va considerato in tal caso, vale a dire l’attendibilità di chi fa affermazioni di natura esoterica. Tutti naturalmente possono affermare di avere fatto ricerche esoteriche, ma ciò non garantisce certo della loro validità.
Cari saluti
Fabio